domenica 14 febbraio 2010

L’ospedale non è un carcere

Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità ed oncologo di fama, ribadisce sulle pagine della Stampa la necessità di ristrutturare l'intero sistema sanitario nazionale e di creare una rete che abbia il suo centro nei pazienti.
Ieri a Milano durante l'inaugurazione del nuovo polo dello Ieo, Istituto europeo di Oncologia, Veronesi ha riproposto il suo progetto di umanizzazione delle corsie.
«I diritti della persona sono cresciuti - dice il professore - ma quelli dei pazienti lo hanno fatto pochissimo. Un paradosso perché chi si trova in ospedale vive già, per via della malattia, in una condizione di grande disagio. Penso agli orari di visita, di distribuzione dei pasti, al cibo, e al numero di letti per stanza. Chi è ricoverato, in qualsiasi momento della giornata, deve poter contare sulla presenza dei propri cari, i soli capaci di confortare e dare affetto in un momento tanto critico. Cenare alle sei di sera ha senso solo per consentire ai medici di tornare a casa. Ma così si perde di vista il paziente che, a quell'ora, probabilmente, non ha mai mangiato in vita sua.
In ogni stanza dovrebbe starci un solo letto per garantire la privacy.
Lo so che adesso non è così, ma gli ospedali devono comunque sapersi adeguare».

1 commento:

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